Anna Santarelli
Trofeo Hotel Donna Olympia
La parola
Ha un corpo la parola, tocca
i piccoli segni del mondo,
beve colori e suoni, poggia
sulla terra, s’inarca, si distende.
Ha la voce sommessa e incrinata
dell’uomo, tra le mani porta
frammenti dell’essere, lacerti
di mille verità, nei passi
tutta la fragilità del vivere.
Ha un cuore trafitto dal dubbio,
abitato dagli opposti, in bilico
tra il sì della luce e l’agguato
del buio, sulla carne il sigillo
della morte, la cifra d’una vita.
Marella Nappi
Opera 1^ classificata
Padre
Resta lì
tra gli ulivi imponenti
e i fulgidi delicati roseti
a contemplare scintille di vento
e bagliori rosati di pigre stagioni.
Se solo i tuoi occhi richiudi
un peso grava impietoso,
sferzato dal tempo che passa e che resta
e ti lascia in balia di dolori rimossi,
solitudini inesauste a tuonarti nel cuore.
Allora tu resta lì
a goderti silente l’oro gemmato
nei crepuscoli gravidi di sogni antichi,
mentre cancellano le ombre dal cuore
fragranze d’inganni e campane risuonanti a distanza.
È un limbo di oscurità indifesa
questo tuo incedere lucido e sordo
quasi a volere smarrire i perché
di una vita impagliata, assente a se stessa,
che nasconde macerie tra sontuosi castelli.
Però tu resta lì, padre,
ad ascoltare quanto può il tuo istinto sospeso,
e a piantare semi di gioia da far germogliare
sempre e comunque
in un’ostinata marea di abbracci e pensieri.
Piera Gabrieli
Opera 2^ classificata
Insieme
Non stare dietro a me
potresti non vedere quando sorrido.
Non passarmi avanti
potrei non accorgermi quando piangi.
Stai al mio fianco
solo così potremmo incontrare i nostri sguardi.
Se nel camminare insieme
il mio passo dovesse rallentare
riecheggia nella valle silenziosa
la tua voce
incessante melodia
dentro l’anima mia.
Sì, una nuvola
presto oscura la montagna
e subito fa buio,
così l’impoverimento prende il mio spirito.
Quando perdo il passo
non aspettare che ti raggiunga,
torna indietro
e prendimi per mano.
Franco Tagliati
Opera 3^ classificata
Metamorfosi del potere
Matite che non scrivono
pittore che non dipinge
camaleonti irrequieti
ombre appiattite
costringono i prudenti
al pasto vischioso
delle paghe
senza onore.
Palazzo
larva
in subdola metamorfosi
potere guitto
che non sa ascoltare
le gole che chiedono ossigeno
speranze di vita
con ali spezzate.
Orietta Nadia Furlin
Opera 4^ classificata
Uno spigolo d’alba,
posato di traverso
sopra uno steccato,
si fa strada
tra vecchi dolori
e nuove iniquità,
a ricordare
albe più felici,
un’età dell’oro
sedimentata
nella memoria
come un sogno,
a cui credere
o forse no,
di quando l’uomo
non aveva bisogno
di sperare
perché non conosceva ancora
il peso della notte
…
Non puoi sottrarti
ad un rimorso
e al suo sguardo
che ti scavalca gli occhi
e ti calpesta l’anima
Né serve il pentimento
a ricucire quello squarcio
che ti sei scavato dentro,
come valle dove vaghi
alla ricerca di un perdono
Emilia Fragomeni
Opera 5^ classificata
Dimmi…
Dimmi dove custodisci le ombre
ed i misteri e lì depositerò i miei.
Dimmi dove nascondi la polvere
e i silenzi e lì imprigionerò le mie
ragnatele.
Dimmelo nell’orecchio e lì andrò,
quando nascerà l’alba o quando
il sole si perderà dietro le montagne,
senza lanterne, senza bussole,
né mappe.
Seguirò il vecchio sentiero, rimasto
impresso dentro la mia mente,
tornato tante volte nei miei sogni,
e arriverò là dove custodisci
i tuoi dolori e i miei ricordi,
le tue paure e i miei turbamenti.
Dimmi, però, se è giusto ancora
cercarti ed accorrere là dove sotterri
ferite e delusioni e dove versi
solitudine e mancanze, sul limitare
estremo di attoniti risvegli, sapendo
la speranza e l’abbandono.
Dimmelo! E io arriverò da sola,
senza bagagli, le mani colme solo
d’emozioni, per questa poca fede
che sostiene i battiti del cuore
e questo impallidire nel mistero,
viandante ignara dell’eternità.
Farò della tua angoscia la mia risacca
e sarò ramo per le tue ferite;
tu verde foglia libera nel vento.
Maria Teresa Pannunzio
Opera 6^ classificata
A lei
Manchi alla luce tenera
dell’alba, che entra piano
dalla finestra.
Manchi alle stanze vuote
che risuonano ancora della
Tua risata argentina.
Ci sei ogni volta che il sorriso
aleggia sul volto tondo della
Tua creatura e nel cuore di tutti,
nel ricordo della donna perfetta
eletta con troppa fretta a regina
fra gli angeli.
Rosa Maria Corti
Opera 7^ classificata
Non ho che povere parole
Neve lastricata di luna
e corpi ciechi alla speranza.
Oltre il filo spinato identico il dolore,
divora memorie, cancella sogni la mattanza.
Mai più guerre, morte e sofferenza.
Fioriscano lungo i sentieri gesti d’amore,
siano queste impervie vette
fari di luce, porto sereno
dove insieme innalzare un canto.
Mai più guerre, morte e sofferenza.
Io non ho che mani
per stringere altre mani,
io non ho che povere parole
per invocare pace1 e fratellanza.
Mai più guerre, morte e sofferenza.
1) La pace è un’aspirazione insopprimibile dell’animo umano. Dobbiamo custodire la memoria della guerra (qui quella del 15-18), perchè quanto accaduto 100 anni fa non abbia più a ripetersi.
Vanes Ferlini
Opera 8^ classificata
Il dono
Sei rimasta sconosciuta in me
per la stagione di un amore
senza sapere l’una dell’altra
nell’attesa reciproca del dono
Sei venuta cavalcando l’arcobaleno
una mattina tiepida di maggio
quando ancora la rugiada
imprigionava il profumo delle rose
Quanto sia dolce il dolore
ho scoperto nei tuoi occhi azzurri
stupefatti del mondo, di me
che portano in sé il mistero divino
Ti dico parole a fior di labbra
e già sai chi sono per te,
riconosci sulle mie dita il battito
del cuore che ti ha nutrita
La nostra intesa è un filo d’oro
sottile ma forte come l’intreccio
di due anime che sanno amarsi
senza parole, senza chiedersi ragioni
Le mie braccia non saranno
una gabbia ma un balcone spalancato
sulla bellezza del mondo,
sugli orizzonti che saprai conquistare
L’abbraccio che ora ti fa prigioniera
si scioglierà nel tempo, nel sole
quando il tuo sorriso si spanderà
nel mondo, in un altro cuore
Quante cose vorresti dirmi,
m’insegni a leggere nei tuoi occhi
il sospiro che ti fa parte di me
Sarò sempre la tua speranza viva,
la tua mano tesa al mondo
e tu, figlia mia, sei quanto
di più vicino al cielo conosco.
Elena Ruvidi
Opera 9^ classificata
Un amore antichissimo
Amo un satiro
ripescato danzante in fondo al mare.
Ne ho accarezzato i capelli di rame
torti e grondanti come alghe lucenti,
gli occhi annegati, le labbra piene.
Insieme abbiam danzato, fluttuando,
sui fondali nascosti da coralli ed anemoni
in giardini segreti ed incantati.
Giravamo follemente su noi stessi
fino all’estasi, per cogliere il mistero,
e scuotevamo il tirso, ebbri
di una bellezza giovanile perfetta e incorruttibile.
Ci trasportavano le correnti incupite
di verdeazzurro dei desideri,
venivamo trafitti dolcemente
dai raggi luminosi che filtravano
nell’acqua trasparente, come dardi di sole,
ci cullava la luna in un liquido sogno senza fine.
Ci siamo persi in destini diversi, ma io
l’amavo prima ancora di venire alla luce,
come lui, dagli abissi del tempo.
Il mio amore è antichissimo.
Andrea Nata
Opera 10^ classificata
«Non dirmi di non piangere»
(a mio zio Claudio)
Non dirmi di non piangere,
se si resta con un perché
che ingombra la mente,
se si cede alle lusinghe della tristezza
di un presente troppo presente.
I ricordi spuntano, da dietro gli occhi,
un gioco di nascondino iniziato e mai terminato.
Mi sento perso, io rimasto qui,
le mani intrise di deserto,
tiro su sabbia, nulla più.
Non dirmi di non piangere,
se il tuo cuore non ha più retto,
se un’ultima volta tocco il tuo feretro,
prima di lasciarlo andare.
Non sei qui, ma voglio credere a un mondo poco distante da questo.
Non dirmi di non piangere,
se ti devo salutare, mentre t’allontani in direzione del cielo, nella luce del tramonto calata sulle spalle,
e gli occhi miei qui rimasti ad adattarsi alla notte.